Editoriali, Italia

Questo Governo s’ha da fare! – Lettura semi seria dell’oggi politico

http://vauro.globalist.it/
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Pasqua è passata, ma le riflessioni sulla situazione politica attuale sono rimaste sempre lì.

Vista la brillante analisi fatta da Federico Sbandi su Dailystorm direi che un paio di considerazioni si possono fare.

 
Chi vince:

1) Napolitano: è lui il vero vincitore morale e istituzionale di questa tornata elettorale. Dall’elezioni di Monti si era posto a garante della democrazia e ora, non potendo riscaldare la minestra con un nuovo governo tecnico, ha optato per una costituente di larghe intese per far avanzare punti programmatici di unità nazionale. Si è passati da Gandalf agli Efori di 300 giusto per fare un paragone cinematografico, spero che gli amanti del Signore degli Anelli non si scandalizzano per l’associazione Monti/Gandalf.

2) Monti: Inevitabilmente il perdente con più successo d’Italia, fosse un calciatore, avrebbe già la fila di club per ingaggiarlo. Chi ha mai visto uno che prende scoppole a destra e sinistra rimanere al Governo?

3) I 10 saggi: Essendo ben descritti su La Repubblica si evita la ripetizione, come si evita di ripetere la crociata femminista fatta da si e no qualsiasi giornale nei giorni precedenti. Le pioggia di critiche del popolino è che son vecchi e son uomini, i partiti si dicono dapprima dalla loro parte. Successivamente danno la fiducia a tempo. Chissà, intanto gli Efori de noi altri, i nostri semi-costituenti, si riuniranno martedì cercando di capire perché Napolitano abbia scelto proprio loro.

Chi ha perso:

1) Il sociale: Bersani aveva lasciato di stucco per aver persino convocato Paperino e Goku per le consultazioni che quasi nessuno si era accorto che i primi interlocutori erano stati proprio gli esponenti del mondo del sociale. Il buon Napolitano ha invece creduto inutile mischiare gente di strada con algidi banchieri. A voi i commenti.

2) La democrazia: Articolo 94 della Costituzione dice che il Governo deve esser eletto dalle Camere. Adesso non si vuole insinuare che sia in atto un colpo di Stato, si sottolinea solo una situazione molto critica, sopratutto vista la precedente attuazione di un governo tecnico. Martedì si scoprirà la reale natura dei dieci saggi ma è quasi scontato la deriva in un governo pseudo-tecnico anche perché di governo politico non sembra esserci l’ombra.

3) Il Toro: Non c’entra nulla con la lettura politica ma veder perdere la propria squadra 5 a 3 contro il Napoli mentre stai concludendo il pezzo ti fa venir voglia di buttare tutto. Presidente del Consiglio voglio un Cavani: uno che sappia trovare la via migliore per segnare anche se schierato dopo un viaggio intercontinentale senza riposo.

Chi pareggia:

1) Grillo: Il suo Movimento sta reggendo la tempesta senza alcuna defezioni, tanti mal di pancia, ma nessuna fuga. Un semi-miracolo per uno che ha ribaltato nel giro di due settimane il sistema comunicativo di vecchio stampo lasciando il fior fiore del giornalismo a bocca asciutta. Un uomo di facciata secondo alcuni, un genio del nuovo Web per altri. Un guru che quasi supera il maestro Casaleggio. Occhio che però la notorietà fugge come è arrivata.

2) Berlusconi: Lui e non il PDL si è salvato. Zitto zitto è riuscito con la sua parte di proposte indecenti a non far combinar nulla al PD, puntando solo e solamente al posto più ambito. Uno che ha retto il devastante apporto mediatico del M5S recuperando i voti dei suoi (anche se per strada ne ha persi un bel pò).

3) Gli speculatori: Pensavano di farsi un bel regalo di Pasqua scommettendo sulle dimissioni di Re Giorgio, mancando per poco il colpaccio. Rimangano ai lati del ring come avvoltoi in attesa. Si spera per il più lungo tempo possibile.

Infine un appello: se pensate che il mondo vi racconti balle e che nessuno vi dia informazioni giuste, al posto di cadere in tentazione e legger il blog di quello che ha come simbolo le 5 stelle, fatevi un giro su Dailystorm.

Endorsement dovuto ad una testata che del cambiamento fa il suo veicolo, passeggero e conducente.

And remember: “Un occhio al mondo, uno alla realtà”.

Editoriali, Italia

Capitano, mio capitano! – Quando il timonier Bersani si mette a sfidare gli iceberg

Questa mattina alle 10 si è consumato il primo vero, e unico, cambiamento nella storia della terza repubblica (perchè si, siamo arrivati anche alla terza). Le consultazioni sono state compiute via streaming e hanno avuto il loro effetto: tutti i grandi esperti di comunicazione, nuovi media e politologi di serie A e serie B si sono lanciati in una moltitudine di analisi che lascio voi consultare in separata sede non essendo io un esperto.

Andando oltre lo studio della strategia comunicativa può essere un ottimo spunto di riflessione notare come i tre attori si cimentino nel ruolo con una naturalezza fuori dal normale. Il velo viene squarciato fin dalle battute iniziali: la capogruppo M5S alla camera Roberta Lombardi si lancia subito in un invettiva denunciando che le parole dette da Bersani ricordavano molto i salotti di Ballarò e che erano anni che le sentiva, ritenendole inutili. Dall’altra parte il capogruppo al senato Crimi tentava di interpretare il malumore della collega traducendolo nel linguaggio “del palazzo” ma senza grandi risultati. Davanti a loro il presidente incaricato Bersani e Letta si guardavano perduti.

“Capitano, mio capitano, dove diavolo siamo finiti? Questi pensano di essere a Ballarò! Mica han capito che hanno milioni di persone che dipendono da loro”  urlavano gli occhi Letta fulminando di tanto in tanto la schiera di grillini che dietro ai capigruppo si lanciava in avvincenti partite a Ruzzle. Pierluigi, da parte sua, si asciugava la fronte imperlata di sudore e cercava di tradurre il suo “politichese” in casaleggiese 2.0, tentando anche di ricordare che il PD di streaming se ne intende. Nulla di fatto. Dopo una mezz’ora, allungata stile caffè americano solo per rendere il tutto un minimo istituzionale, i capigruppo del Movimento 5 Stelle hanno chiuso la porta in faccia a Bersani & co. chiamandosi fuori da qualsiasi responsabilità.

104 timoniere

Ora il timoniere si ritrova con una nave alla deriva e con la costa sempre più lontana. La ventata di cambiamento portata in parlamento dal Movimento potrebbe fermarsi prima di quanto si pensasse. I neoparlamentari oltre a scannarsi sui social network, rimanere chiusi dentro la camera, altro non han fatto, sintomo che il cambiamento fosse qualcosa di desiderato e che forse non fossero pronti a metterlo in atto. Tra Camera e Senato le proposte di legge sono state pari a zero: la motivazione data è che non avevano a disposizione le conoscenze per farle. Il fenomeno di massa che ha convogliato diverse nature si è espresso in modo anomalo, visto che secondo alcuni si può identificare come una sorta di copia venuta male delle proteste degli indignados spagnoli o dei movimenti occupy in giro per il mondo. A differenza dei loro partenti i pentastellati erano riusciti a oltrepassare il muro anche rimanendo nelle barricate. La loro cocciutaggine li ha spinti a voler vincere anche da secondi e la richiesta di poter esser loro a governare come unica forza la dice lunga.

Il prossimo futuro si prospetta grigio qualora il timoniere non riesca a trovare un contrappeso, che a questo punto possono solo essere le classiche casse di pesce morto che si dimenticano nella stiva ma che ora potrebbero stabilizzare un minimo la barca. Un accordo col PDL allora diventa quasi fattibile a meno che Napolitano corra il rischio del salto nel vuoto e ipotizzi un governo a fiducia monocamerale, sperando nell’appoggio grillino almeno per le riforme in agenda.

“Capitano, mio capitano!” Urlano dalla plancia. Il capitano  si alza, timone stretto tra le mani, grida: “Oh, ragazzi, siam mica qui a fare lo slalom tra i ghiacci eh?” Comica chiusura, sperando che il buon timoniere trovi il giusto vento. Perché nessuno sa quanto la nave Italia possa ancora rimanere a galla.

Italia

L’antipolitica grillina e la deriva del populismo

Di seguito un post scritto ben un anno fa. Dopo un anno l’analisi non era poi così azzardata.

Un uomo, un fenomeno e un movimento. Questo il possibile riassunto in tre parole del Movimento 5 Stelle capeggiato dall’ex (siam sicuri che sia ancora un ex?) Beppe Grillo.

Da giorni i sondaggi lo hanno posto come la terza forza politica italiana anche se di politico il Movimento ha ben poco. In tour per sostenere i vari candidati è diventato un idolo degli anti-governativi ed è sempre più vicino a quel posto (deputato) che lui ha sempre detestato. Infatti il Movimento (notare come anche nel nome non si parli di partito ma di MOVIMENTO) è in corsa in tutta Italia in diversi comuni e ci sono buone possibilità che possa vincere in alcuni di questi.

Tolta la parte prettamente analitica il caso Grillo è uscito su tutti i giornali per una dichiarazione che ha indignato mezza Italia (Fiorello incluso). La frase in questione faceva un’equazione tra Governo e Mafia aggiungendo che la Mafia non aveva mai strozzato col pizzo mentre il governo uccideva i debitori. Paragone infelice che ha portato nei giorni dopo l’immediato dietrofront da parte dell’entourage del comico.

Un passaggio che però non è piaciuto nè a destra nè a sinistra, tanto che son piovuti strali da destra e manca.

Il problema è però un altro. Se Grillo ha così tanti sostenitori bisogna indagare sul come sia riuscito a trovare tutti questi voti un partito che, i lettori mi permettano, non ha una storia politica dietro. Non essendo mai stato in primo piano gli avversari non sanno bene che sorta di nemico sia, anche perchè oltre la lotta No Tav e altre lotte il Movimento non ha ancora vinto nulla di sostanziale.

Interessante analizzare come dopo un clima di guerra politica che ha portato la fine della seconda repubblica si sia instaurato un sentimento di lontananza dalla politica, che ha portato il passaggio da un populismo singolaristico (Mister B.) ad uno collettivo (vedi Lega e M5S). Passaggio che ha ancor più danneggiato il sistema democratico bipolare del Paese e che porterà rilevanti cambiamenti nel nuovo corso.

Con l’attuale bozza di riforma elettorale Grillo può sperare di superare la soglia e dar battaglia a partiti di lunga durata come l’UDC e FLI. Se con “rigor Monti” si pensava ad un nuovo ciclo del centro moderato si è sbagliato di grosso. Per il dopo Monti si prospetta un passaggio al Qualunquismo, se non alla deriva estremista. Infatti se Grillo aumenta i suoi “dissidenti” anche gli estremisti inziano a rinvigorirsi, sfruttando anche il disagio comune che è presente in tutta Italia.

Per dirimere la questione bisognerà attendere l’eventuale nuova riforma elettorale e le nuove elezioni che sembrano sempre più probabili già in autunno. Il vento di cambiamento che doveva portar Monti si è trasformato in una bufera senza via di fuga. Il rigore e la mancata crescita ad oggi hanno fatto scendere in picchiata la popolarità del professore tanto che un possibile interim anche dopo la fine della legislatura è ormai fantapolitica.