Mafie e Dintorni

Mafie e dintorni #24 – Arrestati i killer del boss Femia. Roma tra ‘ndrangheta e cocaina

Tre ordinanze di custodia cautelare in carcere. L’omicidio si colloca nella disputa per il monopolio della polvere bianca nella Capitale

PERICOLO ‘NDRAGHETA – «L’omicidio di Femia rappresenta un segnale importante, un campanello d’allarme sulla presenza della ‘ndrangheta a Roma» Queste le parole del procuratore aggiunto Prestipino, per anni impegnato alla lotta all’ndrangheta in Calabria, durante la conferenza stampa in seguito all’arresto di Massimiliano Sestito, Francesco Pizzata e Antonio Pizzata, che la sera del 24 gennaio 2013,  uccisero il boss ndranghetista Vincenzo Femia in Via della Castelluccia a San Paolo. Il boss 67enne era il genero del “mammasantissima” Peppe Nirta, di cui aveva sposato la figlia, ed era sorvegliato speciale per precedenti per associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti.

Fondamentale per l’arresto dei tre killer è stata la decisione di Gianni Cretarola (arrestato lo scorso luglio per il medesimo omicidio) di collaborare con gli inquirenti. Le sue dichiarazioni hanno permesso agli agenti di portare a termine i tre arresti e sopratutto si è rivelata fondamentale l’ispezione nella sua abitazione, dove è stato trovato un pizzino criptato. Nei mesi successivi, dopo diversi tentativi andati a vuoto, come fosse una Settimana Enigmistica, gli inquirenti sono riusciti a tradurre i caratteri con un risultato sorprendente: si trattava del giuramento che viene fatto dagli ‘ndranghetisti per affiliare nuovi “picciotti”. Questa scoperta, unita alla natura della vittima, ha comprovato che il delitto è stato un delitto di stampo mafioso.

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